Amici di Marcafè bentornati, oggi siamo qui come anticipato per raccontare come il caffè sia arrivato in Italia e di come si sia diffuso raggiungendo la fama che ancora oggi detiene.
Possiamo dire che fu Venezia la prima casa del caffè in Italia, nel sediciesimo secolo infatti iniziò il suo commercio dopo che il botanico Prospero Alpino ne importò alcuni sacchi acquistati nell’impero turco. Prospero ne fece inizialmente una medicina grazie alle sue doti, infatti chi lo beveva sentiva una maggiore carica fisica e mentale particolarmente utile per gli uomini di scienza che avevano bisogno di concentrazione e di restare svegli a lungo per portare avanti i loro studi, altra caratteristica era quella di avere effetti diuretici favorendo l’evaquazione.
Grazie a queste sue doti eccezionali, il caffè era venduto a prezzo molto alto ed era considerato a tutti gli effetti un farmaco e venduto in farmacia. Solo quando iniziò la sua diffusione nelle così dette “Botteghe del caffè” il prodotto iniziò a diventare veramente famoso. Proprio per questa sua grande richiesta i commercianti iniziarono a promuovere il proprio prodotto come quello più salutare e di maggior qualità realizzando dei veri e propri opuscoli che oggi potremmo considerare dei veri e propri volantini pubblicitari.
Ma si sa, spesso una fama così dilagante può attirare su di se anche l’attenzione di chi è contrario a un determinato prodotto, ed è proprio quello che successe con alcuni alti esponenti della Chiesa.
Molti sacerdoti, ritenendo il caffè una bevanda blasfema e decisero di condannare chiunque ne facesse uso, iniziarono così le prime dispute per capire se il caffè fosse una bevanda peccaminosa.
La disputa si fece così accesa che la questione fu portata alle orecchie di Papa Clemente VII che decise di risolvere in maniera ufficiale la questione. Non avendo mai assaggiato il caffè diede ordine che se ne preparasse una tazza e che gli fosse servito, in quel preciso momento fu deciso il destino del cafè in Italia e forse in tutto il mondo perché piacque talmente tento che Clemente VII non potè bollarlo come “bevanda blasfema”e anzi diede il suo benestare per il suo consumo nonostante venisse da paesi mussulmani.
Da quel momento la vendita del caffè crebbe in maniera esponenziale fino ad arrivare alla diffusione che oggi raggiunge ogni angolo del mondo, apprezzato dagli uomini di cultura del Settecento che gli diedero l’appellativo di “bevanda intellettuale”, suscitò interesse non solo per la sua caratteristica di “infuso ristoratore”, ma anche per le sue qualità curative (in un volantino fatto stampare a Milano nel 1801 si documentava l’alto prestigio che alcuni medici attribuivano al caffè come medicina “tocca sana”).
Nel prossimo appuntamento vedremo la sua diffusione e le leggende che sono nate attorno a questo prodotto nei paesi Arabi, per adesso vi salutiamo, buona giornata da Marcafè.